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La paura del parto

Aggiornamento: 19 mar 2020

E' pazzesca la paura che, oggi, le future mamme hanno quando pensano al loro parto.



Una paura che ci ha inculcato la società odierna.

Fino a non molti anni fa, appena 50 – 60 anni, il parto non è mai stato così discusso e così temuto dalle donne.

Le donne avevano la “capacità” di intraprendere una gravidanza, di portarla a termine e di partorire, così senza preavvisi, senza scadenze, solo quando il nascituro decideva di lasciar andare l’utero materno per scoprire ciò che il mondo esterno riservava.

Come siamo arrivati a questo punto?

Epoca in cui la donna concepisce con difficoltà, porta avanti una gravidanza limitando la sua vita e le normali attività per stare a riposo. Epoca in cui la gravidanza ha una scadenza, neanche fosse uno yogurt.

Epoca in cui ogni donna se non partorisce entro la 40esima settimana viene, automaticamente, considerata scaduta. E così a 40 settimane e 1 giorno scatta la sentenza: il ricovero.

La diade madre-figlio deve lasciare la propria casa e recarsi in ospedale, lì dove quel legame deve essere separato, interrotto.

Così, seppur le linee guida raccomandino di indurre il travaglio di parto a 41 settimane + 5 giorni, noi decidiamo di “stimolare” le contrazioni ora, a 40+1 settimane.

E se quell’induzione dopo poche ore fallisce, immediatamente la donna è cesarizzata.

Alla fine quella stessa mamma racconterà il suo parto dicendo di essere stata ricoverata perché scaduta, di essere stata indotta inutilmente ma di aver comunque sofferto e di aver fatto, comunque, un taglio cesareo, che potevano benissimo farle da subito. (continua nell'articolo successivo)


Morale della favola: il termine della gravidanza non è stato deciso dalla natura ma dagli operatori sanitari, la donna è stata ritenuta incapace di affrontare le contrazioni e il travaglio (mai cominciato) che si sono rivelati essere terribili ed è stata, alla fine, resa cavia anche lei della società moderna e dei cesarei “perfetti e veloci”.

Ma, ancora una volta, come siamo arrivati a tutto questo? Qualcuno ha mai provato a spiegare questo ingente cambiamento avvenuto da 50 anni a questa parte?

Forse no. Forse no perché oggi è questa la normalità, o è la normalità che dobbiamo e che vogliamo accettare, è la normalità alla quale dobbiamo adattarci.

Proviamo, invece, a cercare la vera risposta alla domanda di partenza: perché questo cambiamento?

Basta andare indietro nel tempo di quei famosi 50 anni e partire dagli anni 60.

Anni in cui i medici hanno affermato il loro potere sul territorio e sulle altre figure che, fino a quel tempo, si erano occupate della salute pubblica, e nello specifico sulle levatrici che sostenevano le donne nel parto in casa.

Ed erano proprio gli anni in cui i parti in casa calavano a favore di quelli ospedalieri, “più sicuri” dicevano, e sempre più sicuri i tagli cesarei che puntavano a migliorare l’estetica della cicatrice finale.

Oggi la cicatrice è orizzontale e all’incirca 10 cm di lunghezza, molto bassa per consentire alla donna di indossare il bikini; un tempo era quasi 30 cm e andava dall’inizio dell’addome fino alla parte bassa dell’addome. Questo vuol dire che per arrivare alla cicatrice di oggi ci sono state tante cavie, donne cavie dei medici che avevano bisogno di perfezionare il loro lavoro, sempre meno fisiologico.

Sono diventate cavie loro, i loro bambini che, inspiegabilmente, cominciavano a nutrirsi non più al seno, perché ritenuto insufficiente per la loro crescita, e ad avere bisogno della famosa “formula”, quel latte che le grandi industrie stavano, effettivamente, formulando sempre meglio. Volevano, invano, renderlo quanto più simile al latte materno.

Se in qualcosa, tuttavia, non hanno ottenuto la perfezione, sono riusciti a imprimere nella mente di sempre più donne l’idea che il parto sia un evento complicato, riservato solo alle fortunate e alle coraggiose, e, soprattutto, che sia fenomeno immensamente doloroso.


Care mamme il parto non è questo. Il parto è l'evento più bella della vostra vita.

Oggi ha solo bisogno di riprendersi la fisiologia di un tempo con le capacità professionali di oggi.

Non abbiate paura del parto, è la vostra paura che rende leoni gli altri.

Siete donne, siete future mamme e , in quanto tali, avete il potere di partorire e di accogliere il vostro bambino quando, con i suoi tempi, deciderà di venire al mondo.





Ostetrica Alessia Astone

 
 
 

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