Non hai ancora una coppetta?
- ostetrica_alessia
- 2 ott 2018
- Tempo di lettura: 4 min
Fino ad oggi abbiamo speculato al massimo le tante risorse a nostra disposizione così da creare un ingente inquinamento del pianeta.
Tra le scelte ecologiche che contribuiscono a non aggravare tale situazione, spunta la nuova discutissima coppetta mestruale.
In realtà non è recente la sua scoperta, in Italia è arrivata intorno al 2004. Lo scetticismo da parte delle donne nei confronti della coppetta è ancora oggi presente, tuttavia è particolarmente diminuito rispetto all’inizio.
Oggi sempre pià adoloscenti, donne prima e dopo il parto ne fanno uso e, da numerose testimonianze, evince il grado di soddisfazione successivo al suo utilizzo.
Tra i tanti motivi che spingono le donne a provare la coppetta mestruale ci sono:

· la scelta ecologica: a tutti fa piacere contribuire a migliorare il pianeta. Una sola coppetta, con un costo di 15-30€, può durare fino a 10 anni. In 10 anni il numero circa di assorbenti consumati avrà mediamente un costo di ben 3000€ sennonchè contribuirà all’aumento dell’inquinamento atmosferico;

· la qualità del prodotto: gran parte delle coppette mestruali, delle diverse marche, sono costituite da silicone medicale, qualcun’altra in TPE ossia elastomero termoplastico. La qualità del materiale riduce quasi per il 100% il rischio di infezione, l’unica causa di infezione qualora si usasse la coppetta potrebbe essere l’inserimento di quest’ultima con le mani sporche. Infatti, a differenza degli assorbenti comuni, non altera la flora batterica vaginale. Quasi tutte le coppette mestruali, abbiamo detto che sono costituite da questo materiale anallergico, che è il silicone medicale, e che rappresenta una forma di prevenzione nei confronti delle più comuni infezioni vaginali. Queste ultime sono, infatti, tipiche dei giorni subito successivi al flusso mestruale; sarà perché l’assorbente esterno rappresenta pur sempre un terreno di coltura per i batteri? La risposta è SI.
[Nonostante sia risaputo che è così, gli assorbenti esterni continuano ad essere la prima scelta. Il problema legato all’acquisto della coppetta, e dunque a questo radicale cambiamento, seppur si conoscano i benefici, sorge da altre domande che spesso fanno anche a me che la utilizzo: “Ma non dà fastidio?” “Non è complicata da usare?” “E’ comoda?”.]

· la comodità: la coppetta generalmente ha la forma di un imbuto più o meno morbido e va scelta a seconda della tonicità dei muscoli del proprio pavimento pelvico. Anche la grandezza può variare e va scelta, non in base al flusso abbondante o meno, ma secondo i diametri e gli spazi del canale vaginale e scegliendo quella che meglio si adatta ai propri tessuti. Ciò vuol dire che la coppetta DEVE essere comoda, non deve dare fastidio. Bisogna tener presente che la coppetta è un prodotto soggettivo, va scelta in base alle dimensioni della propria vagina e allo stato dei muscoli del pavimento pelvico che possono essere ipertonici, ipotonici o normotonici. Qualora, in seguito all’acquisto di una coppetta, dovesse dare fastidio è necessario cambiare coppetta e capire nel dettaglio quali sono le caratteristiche che deve avere la propria coppetta. Esattamente per questo si consiglia sempre una valutazione con un esperto che in seguito a un’accurata valutazione saprà consigliare la coppetta ideale;
· la possibilità di indossare qualunque indumento anche nei giorni delle mestruazioni: si può dire addio ai mutandoni della nonna e ai pantaloni scuri e comodi, con la coppetta si può continuare tranquillamente ad indossare anche i capi intimi più “scomodi” e gli indumenti dai colori chiari. E’ uno dei vantaggi preferiti dalle donne, specialmente chi abituata ad indossare capi aderenti e slip dalle dimensioni ridotte.

Va ricordato che la coppetta va inserita completamente all’interno della vagina purchè aderisca alle pareti senza il rischio di perdite. Per inserirla basterà piegarla dandole la forma di un tulipano, o di una "C", o di una "L",o altre, e introdurla. Quando dovrà essere rimossa, attraverso il gambetto che funge da guida, si afferra la coppetta e si tira fuori, anche stavolta dandola un po’ a piegare;
· la fine delle borse piene di assorbenti: anche fuori casa si può stare tranquille ed evitare di portarsi dietro numerosi assorbenti di ricambio. La coppetta basterà rimuoverla, svuotarla, sciacquarla e reinserirla. Va ricordato che la si può tenere fino a ben 12 ore prima di svuotarla, dipendentemente, ovviamente, da quanto abbondante è il proprio flusso.
Il dubbio di molte, a questo punto, è: “Se sono fuori casa tanto tempo come faccio?”
In assenza di acqua per sciacquarla si può portare con sé una bottiglietta d’acqua oppure delle salviette, o ancora, esistono degli spray disinfettanti appositi, a base di alcool, che disinfettano in 5 minuti la coppetta.
Invece al termine dei 4-6 giorni di flusso la coppetta andrà riposta nel suo sacchettodopo averla fatta bollire. Si sciacqua, dopodiché si mette in un apposito contenitore pieno di acqua e si mette per 3-5 minuti nel microonde fino al bollore; oppure, in assenza del contenitore, si può mettere in un pentolino, dedicato esclusivamente alla cura della coppetta mestruale, per 5 minuti sul fuoco portando ad ebollizione l'acqua.
A quel punto si prende, facendo attenzione a non scottarsi, la si asciuga e si conserva nel suo sacchetto fino al mese successivo.
A volte, soprattutto per chi sceglie le coppette trasparenti, può capitare che il sangue ingiallisca un pò la coppetta. In questo caso ci sono delle polveri apposite per igienizzare, sbiancare e profumare la propria coppetta mestruale. In alternativa si possono usare metodi naturali come il bicarbonato o l'aceto diluiti nell'acqua da portare ad ebollizione, dopo si inserisce la coppetta lasciandola un pò in immersione per poi sciacquarla con l'acqua e riporla nel suo sacchetto.

Dunque, non ci sono più scuse per non provarla. In un mondo proiettato al futuro e al miglioramento rappresenta una saggia scelta per la propria vita quotidiana e il proprio benessere. Tutto sta nell’abituarsi; nessuna è tornata indietro dopo averla provata.
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