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Rebozo


Il rebozo è un tipico scialle messicano utilizzato dalla stragrande maggioranza delle donne in modi diversi: appunto come scialle; sulla testa per trasportare gli oggetti pesanti; durante le mestruazioni per contenere la zona pelvica; in gravidanza come sostegno o ancora per i dolori lombari; al momento del parto, partendo dai prodromi fino al periodo espulsivo; nel post-partum per la cosiddetta “chiusura”; nonché per portare i bambini.

Generalmente ha una lunghezza variabile, può andare da 1,5 mt fino a 3 mt.

Lo troviamo in tante diverse fantasie, addirittura alcuni rebozos possono essere personalizzati.


Tra le tante donne che indossano il rebozo ci sono quelle che, invece, lo utilizzano per favorire il benessere della futura mamma. Parliamo delle parteras, le nostre vecchie levatrici, che nell’America Latina sono ampiamente diffuse, tutt’oggi.

Il lavoro di una partera consiste nell’accompagnare la donna nelle varie fasi della vita, durante le mestruazioni, durante la gravidanza, il parto e il puerperio, durante la menopausa.


La partera non è un’ostetrica ma spesso le due figure collaborano, specialmente al momento del parto.

Le parteras utilizzano il rebozo ogni qualvolta decidono di eseguire un massaggio senza l’uso diretto delle mani. Questi massaggi eseguiti con il rebozo fanno parte di una categoria che include tutte le tecniche dei massaggi tipici delle parteras, che prende il nome di sobada.

Con gli anni la diffusione sempre maggiore dell’utilizzo del rebozo ha fatto sì che diventasse una vera e propria tecnica di massaggio anziché una semplice manovra.


Le parteras spesso organizzano gruppi di donne che formano il cosiddetto “cerchio di donne” per celebrare la futura mamma. Il rebozo può essere usato durante questa celebrazione per massaggiare mamma e bambino e può essere la partera o l’ostetrica ad eseguire il massaggio oppure l’intero gruppo, sempre sotto la supervisione dell’esperta.




Lo scopo del rebozo è, secondo le parteras e le ostetriche latine, quello di “mettere a posto” qualcosa che viene percepito come fuori posto, soprattutto dopo un parto.

Mettere a posto non solo gli organi ma raddrizzare anche le malposizioni fetali, ossia migliorare la posizione del bambino in pancia al fine di ottenere un parto più “facile”.


Feto in posizione cefalica

Nel 90%, e oltre, delle gravidanze il feto si dispone con la testa in giù; nel 3-5% dei casi i bambini piuttosto che sistemarsi con la testa in giù, presentano nel canale del parto il culetto e/o i piedi.


Feto in posizione podalica

L’ostetrica attraverso le manovre di Leopold può capire com’è disposto il feto nell’utero e, qualora dovesse stare con la testa su, può utilizzare il rebozo per offrire alla donna un insieme di manovre, che fanno parte del manteo, provando a cambiare la posizione del bambino.



Va eseguita dalla 36esima settimana di gestazione e può essere utile anche per i feti post-termine. Generalmente l’ostetrica o la partera chiede aiuto a 4 uomini oppure a più donne. L’ora della giornata ideale per eseguire il manteo è la sera cosicché la donna dopo andrà direttamente a dormire.

La durata massima è di 20 minuti con 5 minuti di pausa ogni 5 minuti di trattamento. Va offerto alla donna ogni settimana fino al parto.



Al momento del travaglio e del parto il rebozo può essere di supporto per una “danza” finalizzata alla gestione del dolore delle contrazioni. In uno stato più avanzato del travaglio e al momento del parto può avere la funzione di liana a cui appendersi per assumere una posizione accovacciata.



Il massimo dell’intimità e della sessualità di quel momento è rappresentato dall’utilizzo del rebozo da parte del partner che manterrà la donna, con questo scialle, su di sé.



Nel post-parto il rebozo si utilizza per la chiusura della matrice, ossia per chiudere, accogliere gli organi pelvici (in particolare l’utero) che dovranno tornare nelle posizioni precedenti la gravidanza. Dall’ottavo giorno dal parto si può scegliere di eseguire la chiusura con più rebozos consentendo alla donna di rivivere il proprio parto. In questa tecnica l’ostetrica non usa le sue mani per comprimere il corpo della donna bensì il rebozo che andrà ad avvolgere e premere gradualmente varie parti del corpo della donna. Si va dalla testa fino ad arrivare ai piedi.









Dopo il parto le donne dell’America Latina che sicuramente hanno almeno un rebozo nelle loro case lo utilizzano anche per portare i propri bambini. Circa lo stesso è quello che fanno le donne africane con il Kanga che, essenzialmente, è la stessa cosa ma con un nome differente. Come si dice, paese che vai usanza che trovi :D







Al di là della gravidanza le parteras e le ostetriche latine possono usare il rebozo in aiuto alla sobada, l’insieme di tecniche di massaggio che si eseguono con le mani.

Molte ragazze dopo il menarca (prima mestruazione) chiedono a una partera una sobada nei giorni precedenti la mestruazione così da alleviare il dolore causato dai crampi uterini.


[Ps. Ricordo che non è normale il dolore mestruale, così come non lo è un qualsiasi altro dolore, per cui se si soffre tanto qualcosa c'è che va corretto. Intanto i vapori vaginali possono essere d'aiuto.] Link in basso


Quando sono più ragazze a chiedere aiuto alla partera, spesso quest'ultima organizza delle giornate dedicate alla sobada specifica per le mestruazioni e riunisce il gruppo di amiche.

Esegue il trattamento a tutte loro terminando la giornata con chiacchiere, riti tipici e, perché no, infusi di erbe.



 
 
 

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